Orgia in famiglia

   04/11/2008
  
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Qualche giorno fa, in chat, ho conosciuto un ragazzo che mi ha proposto un’avventura: incontrarci a casa sua assieme a Matteo, il suo fidanzato. Sì, perchè Alessandro è gay, anche se in passato ha avuto storie con donne; Matteo, invece, non ha mai toccato una ragazza. Praticamente io ho accettato di incontrarli a casa loro allo scopo di far fare a Matteo la prima esperienza femminile della sua vita, considerata essenziale dal punto di vista di Alessandro. Ormai mi avrete capita, a me piace il sesso e sono alquanto impulsiva… ci siamo descritti per quanto possano essere sufficienti due righe e Alessandro mi ha dato appuntamento a casa sua per conoscerci di persona. Se non c’è interesse reciproco, chiusi i giochi. Alessandro mi ha dato l’indirizzo, questa sera i  suoi genitori sono fuori per una serata danzante – come ogni settimana – e lui, ogni settimana, ne approfitta per stare in casa tranquillo con Matteo. I suoi non tornano mai prima delle due di notte, quindi abbiamo parecchio tempo a disposizione. Io ovviamente ho dato un nome finto, immagino che i loro siano reali, una sorpresa con i nomi finti non calza bene, il cognome è sicuramente reale, altrimenti non potrei citofonare. “Ciao sono Daniela”, il portone scatta aperto da un comando remoto. “Terzo piano, porta a destra dell’ascensore” Per la prima volta sento la voce di Alessandro, sicuramente è lui, perchè Matteo non dovrebbe sapere nulla, non avrebbe potuto dare una risposta così immediata. La voce è calda, nonostante il gracidio del citofono. Terzo piano, apro la porta dell’ascensore e la porta dell’appartamento mi si apre davanti, “Ciao io sono Matteo, quell’antipatico di Alessandro non mi ha voluto dire nulla di te, solo che siete vecchi amici”; sorrido: “… e non saprai nulla da me, costringi lui a parlare, io non dico nulla!” Ghiaccio rotto in un istante.
Matteoè proprio un bel ragazzo, capelli corti neri, alto almeno uno e ottantacinque, occhi neri, viso sbarbato, magro, dolce, longilineo, ha la mani con le dita affusolate, curate, un sorriso che mostra denti bianchi, solare. Mi fa strada, lo seguo in cucina dove c’è Alessandro che mi saluta con un bacio come vecchi amici. Un altro bel ragazzo.

Capelli castani lisci con un bel ciuffo, occhi scuri, viso dai lineamenti tagliati, netti, barba incolta castana, alto anche lui sul metro e ottantacinque, fisico scolpito, si vede dalla maglietta aderente; un sorriso stupendo con delle labbra che chiamano baci. Alessandro prende me e Matteo per mano e ci porta in salone, il tavolo è apparecchiato, con disinvoltura dice: “Stasera ho una sorpresa in serbo per Matteo, Daniela è mia complice, passiamo una bella serata e poi avrai la sorpresa. Matteo, se qualcosa non ti quadra fai finta di niente e andiamo avanti, so che hai fiducia in me, non ti preoccupare è ben riposta”.

In effetti la cena è andata abbastanza bene, le domande molto aperte per non scoprirsi troppo, risposte generiche, ma molte, moltissime risate. Abbiamo cenato in neanche un’ora, poi Alessandro si è fatto serio e dice: “Matteo, Daniela io non la conoscevo prima di questa sera, l’ho contattata perché voglio, e sottolineo voglio, che tu provi a stare con una donna; detto questo ora andiamo in camera mia e, mentre io vi faccio compagnia, voi iniziate a giocare; non ti preoccupare, le cose da fare sono più o meno quelle che fai con me, io sarò lì a darti una mano e non voglio sentire nessuna voce di protesta.”
Matteor eagisce a metà tra lo stupefatto e il sottomesso, io sento il bisogno di dire: “Matteo, dalla premessa di Alessandro sembra che io sia una mercenaria, non è così, per me è nato come un gioco e tu sei un bel ragazzo, se io ti piaccio sarà molto bello”.
“Sei una bella donna” è la risposta di Matteo.

Siamo in camera, io in piedi di fronte a Matteo, Alessandro è seduto più in là sulla scrivania. Avvicino le mie labbra a Matteo, arrivo appena al collo, lui si china in modo da baciare anche me sul collo; i respiri sono pesanti, lenti, lo violenterei per quanto ho voglia di farmelo, ma questo gioco di attesa eccita tantissimo. Alzo le mani ad aprire la sua camicia, lentamente, bottone dopo bottone, infilo le mani sotto il cotone, accarezzo il suo petto glabro e ben definito, i suoi respiri sono sempre più pesanti, si sta eccitando, scendo con le mani sulla cintura, l’allento, la apro, apro i jeans, accarezzo sopra gli slip, è eccitato, il gioco gli piace e mi piace.
Mi piego e con la bocca passo sopra gli slip, poi con la mano li abbasso e prendo subito in bocca il suo uccello, è quasi del tutto teso, è un attrezzo normale, ma la sua pelle ha un buon odore. Ci gioco un poco poi salgo di nuovo a baciarlo sul collo.

Ora è lui che spoglia me, mi toglie la maglietta, non porto il reggiseno, accarezza subito i miei seni, gioca con i capezzoli, si piega a baciarli, poi si china anche lui, mi apre i pantaloni, accarezza sopra gli slip, li abbassa, ma non sa più cosa fare.
Interviene Alessandro: “Finisci di spogliarla, falla sdraiare sul letto, spogliati”. Matteo esegue.
“Ora falle allargare le gambe ed inizia a baciare, muovi la tua lingua dappertutto, usala per entrare leggermente, mordi piano piano il clitoride”. Matteo continua ad obbedire, è dolce, delicato, bacia molto bene.

Alessandro si avvicina, si è spogliato anche lui, mentre Matteo continua a baciarmi tra le gambe gli prende in mano l’uccello e ci gioca, poi allungandogli un condom sussurra: “Prova ad entrare, ti aiuto io”. Matteo mi viene sopra, sento le mani di Alessandro che guidano l’uccello di Matteo a strusciare le mie labbra per farle aprire e poi lo punta, quindi gli poggia una mano sulla schiena  e lo spinge ad entrare in me. Matteo inizia a muoversi avanti e dietro mentre continua a baciarmi il collo, non è proprio una grande scopata, ma è intrigante la situazione.

Matteo si ferma, vedo la sagoma di Alessandro muoversi dietro di lui, all’improvviso l’uccello di Matteo prende un nuovo vigore, Alessandro è entrato in lui ed inizia a muoversi, mentre io assorbo solo la parte finale dei suoi colpi attraverso il corpo di Gianluca che è tutto  dentro di me.
Mi spiace interrompere l’idillio dei due ragazzi, ma anche io desidero la mia parte: “Ragazzi, ricordatevi che io voglio bere il vostro seme, non fatelo perdere!”
Alessandro risponde: “Allora preparati perché io già sto per venire”, esce da Matteo e si avvicina alla mia bocca, sfila il condom, lo prendo e faccio una scopata di bocca mentre Matteo è fermo dentro di me. Anche Alessandro ha un pisello normale, forse un poco più largo del normale, viene, bevo tutto il suo latte caldo, pastoso, una delizia.

“Adesso girati e prendi questo in bocca” una voce nuova, estranea, ci giriamo tutti e tre, dall’altro lato della mia testa rispetto a Matteo c’è un uomo sui cinquanta, mezzo svestito con il cazzo fuori, stupore di tutti. Alessandro  dice soltanto “Papà” e lui di rimando: “Sapevo che quando andavamo a ballare facevi qualcosa dentro casa, ma non mi immaginavo che arrivassi a fare orge a tre”

“Carlo ma cosa fai?” una donna
“A casa mia stanno scopando come matti ed io non ne approfitto? Guarda che bella donna, poi anche l’amico di Alessandro non è male, perché non partecipi anche tu?”
La madre di Alessandro, il padre così diretto, è un momento di sbandamento totale, nessuno sa come comportarsi, tranne il padre di Alessandro che mi avvicina il cazzo alla bocca. Mentre apro la bocca per riceverlo, lui continua a spogliarsi fino a rimanere nudo; la madre, sparita dalla vista, ritorna nuda con indosso uno Strap-On.
Sono due persone sui cinquanta, ben tenuti, certo il nostro fisico è diverso, ma il loro anche non è male; Carlo è un bell’uomo, un Alessandro invecchiato, ben messo sotto, non molto in lunghezza ma molto in larghezza. La madre ha una terza di seno, non troppo cadente, dei fianchi decenti ed un minimo di cosciotte.

Matteo è ritornato alla scrivania a guardare la scena, Alessamdro ha ricominciato a scoparmi, il padre mi pompa in bocca, la madre si avvicina e mi propone da leccare il fallo finto, scopro che sotto ha un altro fallo già infilato nel suo sesso e all’altezza del clitoride una specie di pallina che ne accentua la pressione.

Alessandro si ferma, esce da me e mi avverte che sta per venire, mi siedo per ricevere il suo latte in bocca e lui mi riempie con una serie lunghissima di fiotti, fatico ad assaporarli prima di ingoiarli, dolci e pastosi, ma sento una coppia di mani che mi invita a mettermi a quattro zampe, la signora si insinua sotto di fronte a me, sento il fallo entrare lentamente in me, poi inizia a pompare a tutto spiano.”Prendo questo” è la voce del marito, passano due secondi e lo sento puntare al mio buchino, sicuramente si riferiva al condom. In tutto questo io ancora non riesco a raggiungere l’orgasmo, le cose si sono succedute troppo velocemente.

Sento la donna rantolare dal piacere, anche a me inizia a salire l’orgasmo, Matteo e Alessandro mi presentano i loro uccelli davanti alla bocca per essere di nuovo succhiati, io riprendo il lavoro, mi piace tantissimo succhiare cazzi, lo farei anche se una mandria di uomini mi stesse scopando sotto. I due vengono scansati dal padre che sta per venire, vuole tutta la mia bocca a disposizione, sento la madre spostarsi e mettersi a sessantanove, mi lecca la fica, il padre mi mette l’uccello in bocca e capisco che si sta sedendo sul fallo di gomma della moglie che continua a rantolare orgasmi su orgasmi. Vengo anch’io, ma la signora non la smette di leccarmi e di godere, bellissimo, Carlo mi viene in bocca…  il suo latte ed è meno denso di quello dei due ragazzi, ma non mi dispiace.

Continua il mio orgasmo sotto la sapiente lingua della signora quando Alessandro e Matteo mi presentano di nuovo i loro uccelli, ma Alessandro ne ha approfittato per infilarsi il fallo della madre dietro. Questa posizione continua con la signora ed io che godiamo senza interruzione fino a quando i due ragazzi vengono di nuovo a riempirmi la bocca. Chiedo di fermarci, non ce la faccio più, sono sazia, esausta, ho goduto molto.

La serata finisce con i genitori di Alessandro che si complimentano con il figlio per gli amici, non hanno capito che il ragazzo è gay…  un saluto, un invito per la prossima volta, ma già so che non ci sarò.

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