Sesso lesbo: micette in calore

   18/10/2007
  
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Salve a tutti, mi chiamo Gabriella e sono una ragazza ventenne; frequento il secondo anno di università e lavoro part time come commessa in un negozio di intimo, all’interno di un grande magazzino.
Proprio dal mio lavoro è cominciato l’episodio che sono qui a raccontarvi e che mi ha aperto un nuovo mondo.
Era una giornata piuttosto fredda, in pieno inverno, e dopo una mattinata di lezioni all’Università ero abbastanza stanca, tuttavia il dovere mi chiamava, quindi dopo una doccia calda ed un panino veloce uscii di casa, chiusa nel mio cappottino di panno nero, che slancia la mia figura alta , anche se formosa.
Non avevo voglia di guidare, le strade erano ancora semi ghiacchiate dall’ultima nevicata e il traffico procedeva a rilento; presi così la metropolitana, stipata di gente come al solito, e mi trovai in breve schiacciata in un vagone, con il volto rivolto verso la porta d’uscita . Ero assorta nei miei pensieri quando percepii quella che mi sembrava una carezza sul fondoschiena; “ impossibile” pensaii, “mi sarò immaginata tutto, come al solito”. Nemmeno mi voltai e feci dentro di me spallucce della strana sensazione; pochi attimi più tardi, però, sentii di nuovo una carezza sulle natiche, dapprima leggera, che poi divenne una palpata generosa. Mi volsi repentina, sbarrando gli occhi e cercando quello che doveva essere un ragazzino impudente, ma trovai solo un paio di signori molto anziani, stretti agli appigli ed ai loro bastoni, un paio di signore che chiacchieravano dei prezzi alti ed una ragazza più o meno della mia età, singolarmente bella anche ai miei occhi di donna, che quando si accorse del mio sguardo insistente mi sorrise con aria un po’ stupita, mostrandomi i suoi grandi occhi verdi.
Imbarazzata e contrariata mi rigirai e per fortuna le porte si aprirono, lasciandomi scendere dalla metropolitana. Con un sospiro mi avviai in fretta verso l’uscita, guardando l’orologio che segnava un preoccupante mio ritardo; non feci più caso all’accaduto e trafelata arrivai al negozio di intimo dove facevo la commessa.
I clienti erano tanti, ci si avvicinava alle feste e le compere sembravano essere diventate sport nazionale; in un momento di strana calma alcune mie colleghe aprofittarono per uscire a fumare una sigaretta e nel negozio che stava per chiudere rimase solo Gaia, più piccola di me d’un paio d’anni, indaffarata con una cliente piuttosto noiosa.
D’un tratto la porta si aprì e fece la sua comparsa la ragazza che avevo notato in metropolitana; ora la potevo osservare con più calma: era più bassa di me di pochi centimetri, aveva lunghi capelli corvini che le cadevano in boccoli sulle spalle ed indossava un cappottino simile al mio, sotto al quale si intravedeva un vestito nero, corredato di calze in tinta e di un aggressivo paio di stivali in pelle. Rimasi sorpresa di vederla, ma dopo un attimo di smarrimento mi avvicinai con fare cortese:
– Salve! Posso esserle d’aiuto?
Mi sorrise, questa volta con gentilezza, ed annuì – Sì, sto cercando una cosa un po’… particolare… Arrossì lievemente non sapendo come continuare. Stranamente il pensiero di scegliere intimo con quella ragazza, di vederglielo addosso mi passò in mente, eccitandomi, tuttavia le risposi col mio tono più professionale, ricacciando quei pensieri assurdi.
– Certo, mi dica… Pensava ad un completino? Per lei? – la squadrai velocemente, anche se già ne avevo intuito la taglia, per osservarne meglio le fattezze- Una quarta di seno, dico bene?
Arrossendo e sorridendomi rispose: – Sì, una quarta. Vede, cercavo qualcosa di… insolito… un po’…– fece una breve pausa ed abbassò il tono- … provocante, per fare una sorpresa a mio marito…
Strano, pensai. Non portava fedi. Ad ogni modo la accompagnai nel reparto dove tenevamo la biancheria più osè e le feci vedere un paio di completi in pizzo nero, poi un altro in seta rossa. La mia fantasia si scatenò immaginandola dentro quei capi; non avevo mai fatto esperienze lesbo, ma nelle mie fantasie un’altra donna era un’immagine ricorrente. Lei prese i vari capi che continuavo a mostrarle, sempre più arditi, sempre più sexy, e si infilò nel camerino a provarli.

-Gabri!- mi chiamò Gaia, riportandomi alla realtà dal mio sogno erotico, e facendomi avvertire l’umido fra le mie gambe, sotto la gonna. –Dimmi Gaia!- risposi sorridente
-Ormai è ora di chiudere, noi andiamo- indicò le altre commesse già col cappotto e poi le chiavi sul bancone- Abbassiamo le serrande, poi chiudi quando finisci! – Per qualche ragione quando io annuii mi fece l’occhiolino e ridacchiando con le altre se ne andò.
-Mi spiace farla rimanere qui più del previsto! – mi disse dalla cabina la ragazza
-Oh, non ti preoccupare.. Posso darti del tu, sì? – Azzardai, avvicinandomi alla cabina mentre sentivo le serrande che venivano abbassate da fuori ; c’era uno spiraglio nella tendina della cabina e da lì potevo vedere la ragazza: il seno sodo era sorretto da un reggiseno nero trasparente, che ne faceva intravedere i capezzoli eccitati , mentre la micetta completamente depilata traspariva da un perizoma ridottissimo uguale al reggiseno. Mi sembrava un sogno, era bellissima e aveva un culo a mandolino, perfetto, sodo e alto, che con la linea del perizoma in mezzo sembrava una pesca invitante.
-Certo, dammi pure del tu. – rispose lei- Senti, visto che siamo solo noi, ti dispiace se esco un secondo? Per me, il reggiseno non mi sta molto bene…Magari mi dai un consiglio…
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che tirò la tenda ed uscì dalla cabina, splendida, nel suo completino trasparente, nelle sue forme rigogliose, nella sua pelle ambrata e liscia, nei suoi seni abbondanti e sodi, coi capezzoli duri come ciliegie.
Rimasi letteralmente a bocca aperta e mi avvicinai al suo seno con le mani, con la scusa di aggiustarle il reggi; lo toccai lateralmente e sfiorai passando i capezzoli – A me pare ti stia benissimo… Sei un sogno … – Mi sfuggì quest’ultimo commento, e subito misi a posto le mani, divenendo rossa in volto.
Lì successe quel che non avrei mai pensato. Mi prese le mani e mi guardò maliziosa, senza dir una parola, fino a portarsele a coppa sui seni. Non sapevo cosa mi prendesse, ma li accarezzai e li strinsi nella mani, muovendoli con movimenti rotatori, e lentamente avvicinai le labbra al suo reggiseno, leccando intorno ai capezzoli.
Mi carezzò la testa e me la spinse contro il suo seno, cosi che le presi in bocca un capezzolo per volta, scostando il reggiseno e succhiandoli fra le labbra mentre li stuzzicavo con la lingua.
Fra i mugolii mi disse “ Così, piccola, così… Lo sapevo fin dalla metro che l’avresti fatto..”
Allora, era stata lei a palparmi… Ma non mi importava, continuavo a succhiare e leccare i capezzoli ed il seno, lo stringevo fra le mani e sentivo lungo le mie cosce colare piccoli rivoli di piacere, che mi eccitavano maggiormente.
Scendevo con la bocca e con le mani, le tenevo i fianchi mentre mi inginocchiavo davanti alla sua micetta lucida di umori, nascosta solo dal perizoma. Ci infilai il viso, mi impregnai la pelle del suo profumo, poi le scostai il perizoma e la sfiorai con la mano.
“Sdraiati” Mi disse, ingiungendomelo con un tono che non ammetteva repliche. Ignorando la mia fighetta grondante le ubbidii e mi distesi sul parquet del negozio.
Mi sorrise “Troietta” disse “ Adesso leccala bene” . Mi si sedette sul viso, il perizoma solo scostato e la sua figa mi inondò il viso col suo profumo, con i suoi umori stillanti, le sue labbra sporgenti ed il clitoride già gonfio.
Le aprii le labbra e cominciai a leccarle l’interno coscia, le labbra, le giravo intorno al clitoride mentre tremava e ansimava, chiedendomi di leccarla ancora. Senza preavviso le presi in bocca di colpo il clitoride, succhiandolo e mordicchiandolo mentre avvertivo la mia micetta pulsare e stillare umori; le infilai la lingua dentro, la leccai e la succhiai fino a saziarmene, fino a credere di essere un tutt’uno con quella ragazza della quale nemmeno sapevo il nome. Avvertii i suoi mugolii aumentare, si teneva stretti i seni e giocava coi capezzoli, intanto emetteva gridolini di piacere sempre più acuti, allora cominciai a leccarle anche il buchino dietro, facendo la spola con la lingua piena del suo sapore, così furiosamente che venne, permettendomi di berla ancora, fino all’ultima goccia.
“Adesso tocca a te puttanella” mi disse, alzandosi e andandosi a posizionare carponi di fronte a me; mi aprì le gambe e scoprì la mia figa colante, che io intravedevo da uno specchio inclinato posto dietro di lei; non portavo slip, era un mio vezzo quando avevo la gonna.
“Ma brava…” disse alzandomi la gonna e divaricando al massimo le mie gambe “senza mutandine, vedo…” mi sorrise maliziosa e avvicinò il viso alla mia micetta; prima leccò gli umori sulle cosce, poi le mie labbra ed il clitoride, era una maga con la lingua, sapeva farmi impazzire e io già godevo come un’ossessa, stringendomi i capezzoli duri. Mi penetrava con quella lingua morbida ma tesa, mi faceva reclinare la testa all’indietro mentre ansimavo ; d’improvviso mi allargò le labbra con una mano e conl’altra mi penetrò vigorosamente, infilandomi due dita dentro fino in fondo. Lanciai un urlo e lei si stese accanto a me, muovendo le sue dita veloci, affondando nella mia carne “Sei la mia troietta, adesso devi venire…” le infilai a mia volta due dita nella micetta nuovamente fradicia ; lei rincarò la dose e nella mia mise un terzo dito: ora sbattevano contro le pareti facendomi venir voglia di esplodere.
La toccavo sempre più forte e lei mi affondava dentro, mentre io strusciavo contro di lei il mio clitoride. Venimmo insieme, copiosamente, fra gli spasmi e i singulti, urlando il nostro piacere. Mi leccò le dita e io feci lo stesso con le sue, poi sorridenti ci coccolammo e quando ci rivestimmo ci scambiammo i numeri di telefono. Ora Anna ed io siamo buone amiche, pronte a sperimentare e a coccolarci in ogni occasione.

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