Scopata interrazziale nel parcheggio del supermercato

   17/07/2008
  
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Mi chiamo Rita e sono sposata con Marco, un uomo meraviglioso. Siamo due maialini ai quali piace fare un po’ di tutto con reciproca soddisfazione, ma io sono molto esuberante, per cui alle volte faccio sesso anche con altri uomini, naturalmente col permesso di mio marito, che pretende solo di esserne informato.
Sono solita fare la spesa in un centro commerciale vicino a casa mia e avevo notato un bel ragazzo senegalese di quelli che portano i sacchetti o il carrello fino alla macchina. Più che altro avevo visto il gonfiore dei suoi calzoni, che ogni volta mi faceva salire l’acquolina in bocca.
Col tempo è diventato il mio portatore privato e siamo entrati in confidenza anche perchè parcheggiavo sempre più lontano dall’entrata del centro. Si chiama Ibrahim, non ha una ragazza e non abita lì vicino come credevo, ma ogni volta nascondevo sempre peggio i miei sguardi sul suo gonfiore.
Poi un giorno non ho più resistito. Sono arrivata quasi in ora di chiusura e ho parcheggiato l’auto nel parcheggio coperto, quasi in fondo. Ho fatto una minima spesa proprio per riempire un sacchetto, solo che non potevo resistere ai miei istinti, sono andata nel bagno e mi sono masturbata furiosamente pensando al suo cazzo e alla fine ho lasciato le mutandine nella borsetta. Mi sono recata all’uscita dove sembrava che mi stesse aspettando col suo solito sorriso.
“Ibrahim, ho parcheggiato di sotto, ti dispiace ?”
“No Rita, per te è sempre un piacere.”
Prendiamo l’ascensore e sento che mi annusa, sono ancora bagnata e penso che l’abbia capito.
“Che buon profumo hai stasera, sarà contento tuo marito.”
“Grazie, sei sempre gentile.”
In realtà vorrei bloccare l’ascensore e saltargli addosso, ma riesco a resistere.
Quando usciamo, c’è solo la mia macchina in tutto il parcheggio.
“Potevi parcheggiare più vicino, ma fa lo stesso.”
“L’ho fatto perchè devo dirti una cosa Ibrahim.”
“Dimmi, sono tutto orecchi.”
Iniziamo ad andare verso l’auto mentre io parlo.
“Vedi Ibrahim, mio marito è un brav’uomo, ma io ho bisogno di sentirmi donna, non so se capisci, io ho bisogno di un uomo che mi soddisfi sessualmente, che mi faccia provare piacere vero.”
Non è vero, ma voglio essere convincente.
Lui non parla, è troppo sorpreso da quel mio discorso così audace.
Arrivati alla macchina, lo bacio mettendogli tutta la lingua dentro.
Lui mi risponde tirandomi fuori le mie belle e grandi tette e strizzandomi i capezzoli.
Sento i miei umori scivolare sulle cosce, non ho più ritegno e faccio entrare una mano nei suoi calzoni.
Trovo un cazzo enorme, ben più grande di quello di mio marito che non è certo piccolo, scendo fino ai coglioni duri come pietre.
Quando la sua mano entra sotto la gonna, non rimane sorpreso di non trovare nulla e mi mette due dita dentro facendomi arrivare al primo orgasmo. Come mi riprendo, mi abbasso su di lui e inizio un pompino; lo voglio bagnare bene perchè un palo del genere non l’ho mai provato. Prendo un preservativo dalla borsa e glielo srotolo sul cazzo con la bocca, ora è pronto.
Mi mette alla pecorina e inizia a impalarmi.
Non riesco a trattenere gemiti di piacere, a tratti urlo sotto i colpi di quel cannone. Lui mi afferra per le tette, mi è sopra quando allungo una mano per soddisfarmi sempre di più.
“Sei una troia Rita, una troia che vuole solo del cazzo.”
“Sì, scopami, sbattimi, sono la tua puttana.”
“Sì puttana bianca, prendi il mio cazzo nero.
Mi sta aprendo come una cozza, mi fa male, ma godo in maniera indescrivibile.
Stringo i denti e afferro con le mani la macchina, vorrei stringere quelle lamiere per quanto male provo.
Ma l’ho cercato io e ora non posso tirarmi indietro.
“Ancora, dammelo tutto, spaccami la fica!”
Andiamo avanti per un pezzo scopando come selvaggi.
Ho diversi orgasmi, quel mostro che mi martella non mi dà tregua, mi sbatte come una bambola facendo sobbalzare le tette ad ogni colpo.
Sembra non venire mai, il preservativo ritarda il suo orgasmo, quasi mi pento d’averlo usato.
Ma ogni volta che lo spinge dentro è un cavallo selvaggio, sto colando sulle gambe quello che riesce ad uscirmi dalla fica piena di quel meraviglioso cazzo.
“Quanto ne vuoi Rita, quanto di devo scopare perchè ti basti, dimmelo puttana!”
“Ancora, ne voglio ancora, non smettere!”
Ho perso la cognizione del tempo e degli orgasmi che ho avuto.
Sento solo la fica in fiamme, ma vorrei che bruciasse per sempre.
Le labbra della passera stanno esplodendo da quanto sono gonfie, il clito si è allungato come poche altre volte, ma certo questa è la miglior scopata della vita.
Quando sente che sta per venire toglie il cazzo da quella che ormai è una caverna e me lo porta alla bocca.
“Succhia troia, ti lavo la faccia!”
Gli tolgo il preservativo e dopo qualche colpo di mano inizia a sborrare.
I primi getti li prendo in bocca, ma è troppo, è un fiume in piena di sborra calda. Lo tiro fuori dalla bocca e sento il suo sperma colpire la mia faccia. Cerco di darmi un’aggiustata prima d’arrivare a casa, ma già penso a quello che mi aspetta.
Mio marito non è contrario al fatto che la dia ad altri, solo vuole saperlo prima, altrimenti mi punisce. Non che sia sadico, solo m’impone il suo volere e non posso oppormi.
Come apro la porta, mi attacca senza possibilità di ribattere.
“Hai scopato vero ?”
“Sì, l’ho fatto.”
“Dimmi tutto.”
Gli racconto la storia con Ibrahim, mentre lui fuma.
Quando ho finito attendo la punizione che m’infliggerà.
“Siccome ti piace il cazzo, ti darò anche il mio, t’inculerò a secco, così tu possa sentirlo per bene.”
Mi spoglia e mi mette anche lui a pecora, ha il cazzo già duro e lo punta senza alcun indugio verso il mio buco posteriore.
Quando inizia ad entrare trattengo a stento un urlo di dolore.
“Prendi puttana che non sei altro, ti piace il cazzo dei neri ? Vediamo se ti basta questo.”
“Ti prego, mi fai male, bagnalo.
“Zitta, devi sentire male, così ti ricorderai quello che ti aspetta quando fai la puttana in giro.”
Alla fine entra del tutto, ma quando inizia a pompare il dolore mi raggiunge il cervello.
Lo prego di perdonarmi, gli dico che non lo farò più, ma lui non mi sente.
Sento il suo cazzo che mi brucia dentro e non è come prima quando scorreva in un lago.
Però man mano che m’incula in quella maniera da vero animale, il dolore lascia il posto al piacere e ora sono io ad incitarlo.
“Spaccami il culo, bastardo, fammi godere anche tu!”
“Sei proprio una troia senza ritegno, godi sempre vero ?”
“Sì mi piace il tuo cazzo nel culo, dammelo ancora.”
Ad ogni colpo sento i suoi coglioni che sbattono sulla fica, che è di nuovo bagnata.
Alla fine mi riempie le viscere col suo sperma facendomi arrivare all’ennesimo orgasmo.
Si fa pulire il cazzo con la bocca per poi riprendere a incularmi ancora un paio di volte.
Finisce che oltre la fica ho anche il culo infiammato e per un paio di giorni gli potrò fare solo dei pompini…

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