Studentessa tettona pompino e inculata

   10/03/2008
  
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Giovanna mi eccita terribilmente. E’ venuta ad abitare nell’appartamento di fronte al mio per motivi di studio ed io ho perso la pace. E’ molto carina e poi ha due tette da spavento. Forse porta la quinta misura o addirittura la sesta. Vedere quelle grosse protuberanze, anche solo attraverso la maglietta, mi fa indurire il cazzo, eppure non sono più un ragazzino, ho quasi 40 anni. Mai ero stato tanto sensibile al corpo di una ragazzina poco più che diciottenne.
Ieri sera mi ha suonato alla porta. Io ero in pantaloncini e canottiera. Mi ha detto che era rimasta al buio perchè il ferro da stiro aveva causato un corto circuito. Mi chiedeva aiuto perché non sapeva cosa fare. Era incantevole. Aveva una gonna corta ed un top rosa che copriva ben poco delle sue giunoniche forme. Il cazzo comincia a pulsarmi. Lei è sudata per il caldo e perché stanca delle faccende di casa. Le dico che conviene togliere la spina del ferro prima di ripristinare la corrente e per questo entriamo nel suo appartamento, completamente al buio. Si china per sfilare la spina dalla presa della corrente che nell’oscurità non riesce a trovare e così mi urta con il sedere. Proprio lì dove il mio cazzo già si era ingrossato smisuratamente. Allora non ho capito più nulla, non so che mi ha preso, ma non mi sono saputo trattenere. Ho allungato le mani e l’ho attratta a me proprio dalle tette grandi e morbide ed ho cominciato a spingere sul suo culone.
– No, ma cosa fa….non voglio!
– Fammele sentire queste bocce stupende, lo sai che mi fanno rizzare il cazzo.
– Mi lasci, la prego, sono una ragazza seria…
– Lo so, Giovanna, ma ho voglia di scoparti.
Le tette in breve erano saltate fuori dal top, perché non portava reggiseno. Allora gliele spremetti con forza. Fu così che cominciò a mugolare di piacere, la situazione la eccitava e smise di opporre resistenza.
– Signore, io non so se è giusto, mi sembra che non vada bene…
– Non preoccuparti, voglio solo godere assieme a te. Da quando abiti qui di fronte mi sparo continuamente delle seghe pensando alle tue tette meravigliose. Non vorrai privarmi di questo regalino, vedrai che piacerà pure a te.
– Lo sento premere sul mio culo, è molto grosso…
– Sì piccola, adesso mi tolgo i pantaloncini e ti faccio toccare.
In preda al folle raptus erotico mi tolsi gli unici indumenti e rimasi nudo col cazzo dritto verso di lei. Allungai le mani cercando al buio la sua nuca e premevo su di essa per farle capire che volevo che si inginocchiasse. L’avvicinai allora al mio cazzo e glielo strusciai sulle labbra.
– Su, apri la bocca, lo capisci che mi devi fare un pompino?
– Non ho mai fatto questo…
– Ficcatelo in bocca e succhia. Vedrai che ti verrà tutto spontaneo.
Allargò le labbra timidamente ed io glielo premetti dentro facendo due volte avanti e indietro per farglielo gustare per bene.
– Ha un buon sapore, però…
РEcco, lo vedi che le troie imparano in fretta? Su, succhiami la cappella che appena ̬ bella bagnata te la schiaffo nella fica!
Si stava eccitando la ragazzina, si capiva che il cazzo le piaceva e che tra le gambe doveva avere un bel laghetto.
– Basta per adesso, girati alla pecorina.
– Ma che intenzioni ha? Si vuole approfittare di me?
– Su, girati! Le sfilai le mutandine senza toglierle la gonna e la misi a quattro zampe.
– Su, appoggiati al muro, puttanella.
– E’ grosso il suo uccello, signore, forse non va bene.
La sua ingenua resistenza mi eccitava ancora di più. Glielo infilai in fica con un forte colpo di reni.
– Lo vedi che entra perfettamente, piccola bagascia…hai una fica inzuppata di sbroda, stai godendo come una cagna non è vero?
– Si, è vero. Mi piace essere fottuta. Come scopa bene! Più la sentivo infoiata e più stringevo con forza le sue enormi tette da dietro.
– Sei una vacca da monta. Hai 18 anni ma mi fai godere come la più esperta delle troie.
A quel punto lo tolsi un attimo dalla fica per paura di venire sul più bello, volevo ancora assaggiare tutta quella mercanzia. Mi leccai un dito e lo spinsi nel suo culo.
– Maiale, pure il culo mi vuol fare? Guardi che dietro sono vergine
– Sì troia, fattelo toccare, è bello sodo ed il tuo buco è così invitante.
Leccai ancora ed il dito entrò completamente nel suo ano.
– Adesso riprendi il lavoro lasciato in asso. Su, pompami il cazzo con la bocca, puttanella! Fammi vedere come sai fare i bocchini.
Stavolta non si fece pregare e lo infilò in bocca facendone un ghiotto boccone.
Sembrava avesse in bocca un lecca lecca. Lo leccava con avidità e succhiava. Poi ci sputò sopra e lo prese in bocca fino alla base,e mi disse: lo lubrifico bene in modo che non mi faccia male quando me lo mette in culo. Io l’afferrai per i lunghi capelli e la incitavo ad aspirarmi il cazzo con forza.
– Puttanella, ti piace fare i pompini, mi pare!
– Si, non si sbaglia, adesso la prego mi svergini in culo, sono così eccitata!Non me lo feci ripetere due volte e la misi di nuovo a pecorina e le infilai di nuovo uno dito in quel bel culetto, che era stretto davvero. Allora ci sputai due volte lasciando scivolare la saliva sul buco vergine della ragazza e cominciai a poggiare il cazzo sull’ ano e già sentivo la troietta dire : faccia piano, la prego, piano che mi piace sentirlo sino in fondo! Allora inizio la mia opera spingendo piano in modo che l ‘ano si dilati un po’.
– Ecco così va bene troietta?
– Sì sì, faccia piano, lo sento già che mi brucia!!
Quella troia sapeva come farmi eccitare, alla faccia dei suoi 18 anni e della sua ritrosa iniziale.
– Bene, ora sentirai un po’ di dolore, ma passa subito e vedrai che ti faccio anche godere.
– Sììììì! Signore, che bello! Mi apra in due la prego, sto venendo!
РPompa anche tu che voglio farti un clistere di sborra!. Vedrai come ̬ buona la mia sborra calda! Accelerai il ritmo finch̬ le palle non scoppiarono riversando un fiume di sperma in quel culo ormai divenuto una fornace.
– Sì, troia, sei una vacca in calore, prendi! Lei venne al solo sentire la mia sborra inondarle il culetto.
– E’ stato bravissimo, signore, avevo proprio bisogno di un bel clistere.
Si asciugò, poi, come se niente fosse, si rimise rapidamente le mutande.
Che troia, ragazzi!

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